Il dizionario dell’olio di oliva nasce proprio per aiutare i neofiti di questo mondo a conoscere tutti i termini che si usano per descrivere, classificare o nominare un olio di oliva. L’arte olearia ha radici molto antiche e, nel corso del tempo, oltre ad evolversi in maniera molto importante, si è creata una vera e propria scienza che analizza nel dettaglio tutte le caratteristiche e le peculiarità di questo essenziale elemento quale è l’olio.
Gli acidi grassi dell’olio di oliva sono elementi naturalmente presenti nell’olio e rappresentano quella parte di “grassi buoni” contenuti nell’olio. Gli acidi grassi contenuti nell’olio di oliva sono i seguenti:
L’acido oleico è noto nell’olio per le proprietà antiossidanti e relativi effetti benefici nei confronti del sistema cardiovascolare. Per approfondire il mondo delle proprietà scientifico mediche dell’acido oleico potete leggere l’articolo dell’enciclopedia humanitas che ne spiega ogni dettaglio.
L’analisi sensoriale dell’olio è un metodo scientifico per analizzare le caratteristiche nonchè pregi e difetti organolettici dell’olio utilizzando i cinque sensi. In particolare, nell’analisi sensoriale dell’olio di oliva, vengono utilizzati prettamente la vista, l’olfatto ed il gusto.
Il Blend dell’olio di oliva è un termine (di provenienza inglese) che indica che l’olio in questione è costituito da una mix di vari cultivar olearie che vengono miscelate per ottenere un olio di oliva bilanciato e con varie caratteristiche sensoriali specifiche. Tra le varie cultivar (varietà di olivo) ritroviamo il Moraiolo, Frantoio, Leccino, San Felice, Pendolino, ecc ecc.
Tale miscela può essere creata o sul campo di raccolta mescolando le varie tipologie di olive che poi verranno lavorate in frantoio oppure lavorando separatamente le cultivar per poi miscelare i diversi monocultivar di olio per creare il menzionato blend.
La cultivar delle olive indica la varietà della pianta di olivo dalla quale si raccolgono le olive per l’estrazione e la produzione dell’olio di oliva nel frantoio. L’olio extravergine di oliva è fortemente influenzato dalla cultivar da cui proviene e ne caratterizza sia i profumi che il gusto.
In Italia le cultivar olearie sono 500; Queste hanno particolarità specifiche anche in base al territorio di localizzazione e quindi alle condizioni climatiche. Un così alto numero di cultivar in Italia la rende il paese con più varietà olearie al mondo.
L’olio extravergine è per definizione l’olio di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici. L’olio extravergine d’oliva o olio EVO è il prodotto ottenuto dalla lavorazione del frutto (oliva) attraverso processi meccanici in frantoio e senza alcun trattamento chimico. Altro parametro fondamentale è il contenuto della acidità libera che non dovrà mai essere superiore a 0,8 g per 100g.
In commercio troverete varie cateorie merceologiche di olio di oliva che sono facilmente distinguibili dalla principale suddivisione tra olio VERGINE (di livello basso che racchiude gli oli di scarsa qualità) e OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA (livello da medio a alto che racchiude oli medi fino ad oli di altissimka qualità come dop, monocultivar biologici ecc.). Potete approfondire le differenze tra olio vergine e extravergine leggendo il nostro articolo di approfondimento cliccando qui.
Il frantoio per l’olio è quel macchinario che viene utilizzato per la lavorazione e la successiva produzione dell’olio di oliva a partire dalle olive grezze. Il principio di funzionamento è basato sulla frantumazione o frangitura meccanica delle olive e la conseguente estrazione dell’olio per forza centrifuga.
I Frantoi oleari hanno un funzionamento meccanico e si generalmente si suddividono in due categorie:
L’olio IGP è classificato in base all’indicazione geografica protetta che è infatti acronimo di IGP e rappresenta il marchio di origine che viene attribuito dall’Unione Europea a quei prodotti che rispettano determinati standard di qualità, come produzione e area geografica di provenienza.
Sembra un termine molto “strano” ma lo strippaggio dell’olio è la tecnica di assaggio messa in atto con la bocca per determinarne le caratteristiche organolettiche durante la fase di assaggio e degustazione dell’olio che stiamo valutando. In parole povere occorre portare al palato una piccola quantità di olio, cospargendo tutta la bocca e inspirare violentemente aria cercandola di incanalare ai lati della bocca. Questa operazione serve a migliorare il passaggio delle particelle dell’olio nel cavo nasale orale e per non deglutire direttamente l’olio poichè porterebbe alla tipica e fastidiosa sensazione di pizzicore in gola.
Esistono diversi attributi, alcuni positivi ed altri negativi, per indicare le caratteristiche sensoriali di un olio. Scopriamo quali sono per comprendere meglio le proprietà organolettiche dell’olio.
L’olio amaro viene solitamente detto quando ha un gusto intenso con un sapore tendente all’amaro ed è l’espressione tipica di polifenoli; Più è alto il numero di polifenoli all’interno dell’olio e più sarà intenso il gusto amaro. Le varianti che incidono nel contenuto di polifenoli e quindi nel gusto amaro sono:
periodo di raccolta
tipo di cultivar
modalità di lavorazione
modalità di conservazione
Questi fattori andranno ad incidere sulla quantità di polifenoli determinandone l’intensità del gusto amaro.
Perchè l’olio nuovo ha un gusto amaro? Semplice, appena lavorato la percentuale di polifenoli è maggiore rispetto al periodo successivo.
L’olio piccante viene solitamente detto così quando provoca una sensazione di pizzicore in bocca. Anche in questo caso, questa sensazione è determinata dalla quantità di polifenoli contenuti nell’olio.
Anche in questo caso l’olio nuovo è piccante grazie all’alto contenuto di polifenoli che contiene.
Come già spiegato sopra, l’olio amaro e piccante è sinonimo di un alto numero di polifenoli contenuti nell’olio. Entrambe le caratteristiche sono sintomo di buona qualità del prodotto e in vari casi sono più o meno marcate in base all’età dell’olio e in base alle cultivar contenute nell’olio.
Se volete approfondire l’argomento sull’olio nuovo che pizzica per scoprire tutte le variabili che influiscono sul gusto amaro e piccante potete leggere l’articolo dedicato cliccando qui.
L’olio corposo va inteso quando la sua struttura aromatica è intensa al palato non che sono facilmente percepibili le tipiche note di amaro e piccante.
Un’olio extravergine di oliva corposo va abbinato a piatti di simile struttura, per avere un connubio di sapori equilibrati.
Il colore dell’olio extravergine di oliva può variare dal verde intenso al giallo paglierino.
Queste diverse sfumature possono essere influenzate da diversi fattori quali:
È bene ricordare che il colore dell’olio extravergine di oliva non è un’indice da considerare per valutarne la sua qualità, a patto che rientri nella gamma cromatica sopra indicata.
Infatti nelle degustazioni ufficiali vengono utilizzati degli appositi bicchieri di colore blu scuro, proprio per non far vedere all’assaggiatore il colore dell’olio.
L’olio erbaceo è caratterizzato dal tipico profumo di erba tagliata e ricorda quindi, a chi assaggia un’olio extravergine d’oliva con questa caratteristica, le sensazioni che si avvertono quando viene falciato un prato.
L’aroma di erbaceo viene conferito all’olio grazie alla tipologia di cultivar: sia il Moraiolo che il Frantoio sono due tipologie di olive che donano all’olio umbro questa caratteristica.
Alcuni oli hanno l’aroma e il gusto che ricordano la mandorla più o meno matura.
Anche in questo caso questa caratteristica viene conferita all’olio extravergine d’oliva dalla tipologia di cultivar: il San Felice e il Frantoio sono le due tipologie di oliva raccolta in Umbria più ricche di questo aroma.
È una sensazione di retrogusto piccante, presente principalmente negli oli ricchi di sostanze antiossidanti.
Un odore piuttosto sgradevole, associabile all’urina di gatto, presente in oli di cattiva qualità dell’Andalusia spagnola.
Le olive mal conservate determinano la fermentazione degli zuccheri che si trasformano in alcol o aceto, dando vita ad un odore fastidioso chiamato appunto avvinato.
Tale odore, simile alla muffa, si riscontra negli oli ottenuti da olive conservate in un ambiente caldo e umido.
Odore tipico degli oli ricavati da olive mal conservate e/o lavorate in frantoio in malo modo estraendo olio extravergine di oliva a temperature elevate.
Particolare sensazione tattile che si riscontra negli oli appiccicosi al palato.
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